Tra mura, fossati e leggende: un giorno tra Soncino e il Castello di Padernello
- Fabio

- 16 ott
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 22 ott
Ci sono luoghi che sembrano sospesi nel tempo, borghi dove ogni pietra racconta una storia e ogni fossato custodisce un riflesso del passato. È così la giornata che ho trascorso tra Soncino, in provincia di Cremona, e Padernello, piccola frazione di Borgo San Giacomo nel bresciano per scoprire il suo castello. Due borghi vicini, due castelli che profumano di Medioevo, e un viaggio che si può fare in un solo giorno, tra mura rosse di mattoni e storie che sanno di leggende, approfittando anche dei tanti locali della zona per assaporare i sapori tipici del territorio.

Di cosa vi parlerò in dettaglio in questo articolo su Soncino e sul Castello di Padernello:
La Rocca di Soncino
La Pieve di Santa Maria Assunta a Soncino
La chiesa di San Giacomo a Soncino
il castello di Padernello
Mattina – Il fascino di Soncino e la Rocca Sforzesca
Il borgo di Soncino si raggiunge facilmente percorrendo le strade che attraversano la pianura lombarda, tra campi ordinati e cascine che si alternano come quinte di un paesaggio rurale rimasto autentico. Già da lontano si scorge il profilo della Rocca Sforzesca, con le sue torri merlate che svettano oltre le mura del paese: un colpo d’occhio che riporta dritti al Quattrocento. Potete lasciare l'auto subito fuori le mura e, attraversando una delle quattro porte d'ingresso, vi ritroverete subito all'interno del centro storico

L'attrattiva principale del borgo è appunto la sua fortezza, costruita tra il 1473 e il 1475 per volere di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, con l’intento di difendere i confini del Ducato dalle mire veneziane. Opera di Bartolomeo Gadio, è una delle rocche meglio conservate della Lombardia, ancora circondata dal fossato e con il ponte levatoio che conduce all’ingresso principale. Entrarvi è come attraversare una soglia temporale: sale ampie, corridoi di mattoni, feritoie e camminamenti di ronda raccontano la precisione dell’architettura militare sforzesca, pensata per resistere anche all’artiglieria.

Passato il primo ponte levatoio vi ritroverete in un'area chiamata "rivellino", un cortile fortificato collegamento tra la rocca e l'esterno. Circondato da tutti i lati dal fossato rappresentava il secondo livello difensivo di difesa, infatti chi fosse riuscito ad accedervi doveva superare un secondo ponte levatoio per raggiungere la fortezza. Suggestiva è la visione dagli "spalti", ossia i camminamenti di ronda dei soldati, che collegano le quattro torri della rocca e dai quali si gode una bellissima vista sui cortili e sul resto del borgo. In una delle torri troverete la "stanza del capitano" la stanza che il capitano della guarnigione usava come alloggio e dove si vede ancora l'arredo essenziale del tempo. Nei sotterranei, invece, la luce fioca e l’eco dei passi restituiscono l’atmosfera dei secoli in cui qui si decidevano le sorti di confini e battaglie.

All’interno della Rocca si trova anche il Museo Civico Archeologico “Aquaria”, con reperti che raccontano la storia del territorio dalle origini preistoriche fino all’età moderna.
Ma Soncino non è solo la sua rocca: il borgo è un intreccio di vicoli medievali, di case in cotto e chiese antiche. Passeggiando tra le mura si incontrano la Pieve di Santa Maria Assunta, con il suo campanile romanico, e la Chiesa di San Giacomo, custode di affreschi rinascimentali.

Santa Maria Assunta, costruita nel 412, rappresenta la chiesa principale di Soncino e fu la prima Pieve della diocesi di Cremona. I suoi interni, maestosi e solenni, il soffitto e la cupola con il cielo stellato, vi lasceranno a bocca aperta, mentre i suoi archi e le sue colonne vi ricorderanno i colori e i disegni della Mezquita di Cordoba. Un cenno a parte merita il campanile in laterizio a canna quadra sul quale si innalza la statua dell'Assunta alta 3,15 metri, realizzata in lamiera di rame dallo scultore Antonio Ferragni dopo che quella originale fu divelta da un fulmine nel luglio del 1952.

Se la Pieve di Santa Maria Assunta fu la chiesa simbolo di Soncino, San Giacomo è stato il suo vero centro religioso, culturale e politico. L'edificio fu realizzato verso la metà del XII secolo a servizio dei viandanti e pellegrini e fu intitolato al loro santo protettore San Giacomo. Il suo interno è quasi interamente decorato con affreschi attribuiti a diversi pittori, ma l'aspetto che più vi salterà all'occhio è il grande scalone centrale che venne realizzato nel 1733 come raccordo con l'altare costruito sopraelevato per permettere la realizzazione della cripta.

Pomeriggio – Il Castello di Padernello e la leggenda della Dama Bianca
Lasciata Soncino, bastano circa venti minuti d’auto per raggiungere Padernello, piccolo borgo immerso nella campagna bresciana. Qui, isolato in mezzo ai campi e circondato da un fossato che ne riflette le mura rosse, sorge il Castello di Padernello, uno dei manieri più romantici e suggestivi della Lombardia. Prima però di effettuare la visita del castello, essendo l'ora di pranzo, meritano una sosta i ristoranti ricavati nelle vecchie cascine di una volta. Noi abbiamo scelto il ristorante La Bianca con piatti prevalentemente di pesce, ma se volete potete optare anche per altre soluzioni con piatti più tipici della zona a base di carne, l'importante è prenotare almeno il giorno prima perchè altrimenti rischierete di non trovare posto.
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Dopo pranzo, una breve passeggiata sulla via principale del paese, vi condurrà all'ingresso del castello, accessibile solo tramite visita guidata. Anche in questo caso vi consiglio la prenotazione da fare comodamente sul sito internet https://www.castellodipadernello.it/, per garantirvi l'ingresso all'ora desiderata. Oggi il castello è visitabile grazie al lavoro della Fondazione Castello di Padernello, che ne ha curato il restauro e ne mantiene viva l’anima con eventi, visite guidate e mercati contadini.

Costruito verso la fine del XIV secolo dalla nobile famiglia Martinengo, il castello aveva in origine una funzione difensiva. La struttura è imponente: una pianta quadrata con quattro torri angolari, un ampio cortile interno e un fossato che lo circonda interamente, attraversato da un ponte levatoio ancora funzionante. Le mura sono in mattoni, solide ma armoniose, con merlature e caditoie che ne raccontano la vocazione strategica. Nel corso del XVII e XVIII secolo, il castello perse progressivamente la sua funzione militare e divenne una residenza nobiliare.

Le torri furono parzialmente trasformate, gli interni arricchiti da affreschi, stucchi e sale di rappresentanza: tra queste spiccano il Salone delle Dame, il Salone d’Onore e le antiche cucine con i grandi camini in pietra. Ogni stanza è una finestra su un’epoca diversa: dai soffitti lignei alle decorazioni rinascimentali, si respira ancora l’atmosfera austera e raffinata delle dimore padronali lombarde. Dopo secoli di splendore, il castello cadde in abbandono intorno agli anni Sessanta del Novecento, quando le famiglie nobiliari ne cessarono l’uso. Le infiltrazioni, l’umidità e il tempo lo ridussero quasi a un rudere, finché, negli anni Ottanta, un gruppo di cittadini diede vita all’Associazione Amici del Castello di Padernello, iniziando un lungo percorso di restauro.

Oggi, grazie alla Fondazione Castello di Padernello, il maniero è tornato a vivere: è sede di eventi culturali, visite guidate, mostre d’arte, laboratori didattici e dei Mercati della Terra, in collaborazione con Slow Food. Ma ciò che più affascina i visitatori è la leggenda della Dama Bianca. Si narra che lo spirito di Biancamaria Martinengo, giovane fanciulla morta tragicamente cadendo nel fossato mentre cercava di afferrare delle lucciole, compaia ogni dieci anni, la notte del 20 luglio, avvolta in un abito bianco e con un libro d’oro tra le mani. La sua figura attraverserebbe il ponte levatoio e scomparirebbe nel silenzio della notte. Che si creda o meno a questa leggenda, il fascino del castello aumenta al calare della luce, quando le mura si tingono d’ambra e il riflesso dell’acqua sembra custodire segreti antichi.

All’esterno, oltre il fossato, potrete proseguire la passeggiata nel piccolo borgo di Padernello, visitando la Chiesa della Natività della Beata Vergine Maria e il suggestivo Ponte di Giuliano Mauri, un’opera d’arte intrecciata in legno che collega idealmente passato e presente, architettura e natura. In questo modo concluderete una giornata tra le campagne della Pianura Padana immersi nella natura, nella storia e nei sapori autentici del luogo.

Perché vale la pena andarci
Sono luoghi che combinano storia, architettura, cultura artigianale e artistica con ambienti ben conservati.
Entrambi rappresentano esempi tangibili di come le fortificazioni medievali e Rinascimentali abbiano resistito al tempo, spesso grazie a restauri attenti.
Offrono esperienze diverse: Soncino è più “borgo fortificato + musei + centro storico”, mentre Padernello ha il fascino del maniero isolato, della leggenda, della natura e di eventi culturali immersi in un contesto rurale.
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