Timanfaya Lanzarote: un viaggio nel cuore infuocato dell'isola
- Fabio

- 6 giorni fa
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 5 giorni fa
Ci sono luoghi che, più che visitati, vanno ascoltati. Luoghi dove la terra sembra respirare, dove il silenzio è fatto di lava, vento e memoria. A Lanzarote, questo luogo è il Parco Nazionale del Timanfaya, un gigante addormentato che ancora oggi custodisce un calore profondo, quasi segreto. Arrivare qui significa entrare in un paesaggio che non assomiglia a nulla di ciò che conosciamo: un deserto nero e rosso che si apre come un sipario, coni vulcanici dal profilo perfetto e distese di roccia che sembrano scolpite da un artista visionario. Eppure, tutto ciò che vediamo è semplicemente il risultato della forza primordiale della natura.

Quando la terra si aprì: le origini del Timanfaya a Lanzarote
La storia del parco inizia il 1° settembre 1730, quando il parroco di Yaiza annotò nel suo diario una frase che fa rabbrividire: “La terra si aprì… da lì uscì una montagna di fuoco.”
Da quel momento, per 2.000 giorni consecutivi, Lanzarote cambiò volto. Più di cento coni vulcanici eruttarono senza tregua: villaggi sepolti, campi inghiottiti, coste ridisegnate. Il continente di lava che oggi ammiriamo è figlio di quell’apocalisse lenta, durata sei anni.
A distanza di un secolo, nel 1824, un nuovo episodio eruttivo colpì l’area, modellando ulteriormente il terreno e creando nuovi coni come il Tinguatón e il Tao.
Camminare nel parco del Timanfaya significa dunque camminare su un territorio giovane, geologicamente vivo. Basta grattare la superficie per sentire il calore che pulsa sotto i piedi: in alcuni punti, a soli dieci centimetri di profondità, le temperature superano i 150°C, mentre nelle cavità più profonde arrivano a oltre 600°C.

Un paesaggio che strega
Timanfaya affascina perché non fa sconti: è nudo, essenziale, spoglio. Ma nella sua durezza possiede una bellezza ipnotica. La lava ha creato forme astratte, quasi poetiche: tunnel sotterranei, crateri perfettamente circolari, superfici frastagliate che al tramonto diventano rosse come brace. E poi il silenzio. Un silenzio totale, tagliente, che sembra amplificare la potenza del luogo. Non stupisce che César Manrique, artista e custode dell’identità di Lanzarote, lo considerasse uno dei paesaggi più intensi delle Canarie. Qui percepisci davvero lo spirito dell’isola. Mi sento però di lasciare una mia considerazione personale su questo luogo incredibile: credo che il turismo di massa che sta colpendo le Canarie lo stia un poco snaturando creando affollamenti di auto e di persone che vanno a rovinarne il fascino naturale. Forse sarebbe il caso di mettere un freno agli ingressi, magari con un numero limitato di accessi al giorno in modo da preservarne la meraviglia e l'integrità.

Cosa vedere e cosa fare oggi a Timanfaya
La Ruta de los Volcanes: il viaggio dentro il paesaggio
La visita inizia al Centro Montañas del Fuego, dove sali su un autobus panoramico per un percorso di circa 14 km in mezzo ai campi di lava più spettacolari dell’isola. È un viaggio che lascia senza parole: coni perfetti, distese nere che sembrano onde pietrificate, colate rosse ancora vive alla luce del sole. La strada è stretta, avvolgente, e a tratti dà la sensazione di essere sospesi nel nulla. È l’unico modo per entrare nel cuore del parco, perché solo i mezzi ufficiali possono accedere alle zone più delicate. Una scelta necessaria per proteggere questo ecosistema fragile, che si rigenera con lentezza millenaria. Il percorso in pullman vi permetterà di scattare meravigliose fotografie grazie anche alle soste nei punti più scenografici inoltre, durante il giro, sarete accompagnati da una voce che vi racconterà le caratteristiche dell'itinerario e la storia del parco.

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Il fuoco sotto i piedi: le dimostrazioni geotermiche
All’uscita del percorso in bus, un piccolo rito attende i visitatori: le famose dimostrazioni geotermiche. Potrete vedere come un fascio di paglia prende fuoco in pochi secondi messo a contatto con il sottosuolo, come una secchiata d’acqua gettata in una fenditura del terreno esplode in un geyser istantaneo e come delle bistecche e dei polli vengono cotti su una griglia rovente alimentata solo dal calore della terra.
Sono spettacoli brevi ma significativi: ricordano, in modo diretto e viscerale, che il vulcano non è morto. È solo in attesa.

El Diablo: un pranzo sospeso tra lava e cielo
Accanto al centro visite si trova El Diablo, il ristorante progettato da César Manrique con la collaborazione di Jesús Soto. Una costruzione circolare in vetro, che domina l’immenso pianoro lavico attorno. Qui il calore geotermico non è solo un fenomeno da osservare: è una vera e propria cucina. Le carni vengono cotte su una griglia naturale che sfrutta il calore del sottosuolo, creando un’esperienza che è metà gastronomia, metà alchimia.
Mangiare qui, con i crateri a fare da sfondo, è come pranzare su un altro pianeta.

Sentieri speciali: Tremesana e Litoral
Per chi ama camminare lentamente e “sentire” davvero un luogo, ci sono due escursioni guidate ufficiali e gratuite:
Ruta de Tremesana: un percorso di circa 3 km nel cuore della zona vulcanica. Colate antiche, crateri, bombarde vulcaniche e silenzio assoluto. Perfetto per un primo contatto ravvicinato.
Ruta del Litoral: più lunga e selvaggia, segue la costa nera tra Timanfaya e il Parco Los Volcanes, tra scogliere, mare impetuoso e campi lavici che arrivano fino all’oceano.
I posti sono limitati e la prenotazione è obbligatoria: è l’unico modo per preservare un territorio tanto fragile quanto prezioso.

La LZ-67: la strada più bella di Lanzarote
Anche se non si entra nel parco, vale la pena percorrere la LZ-67, la strada che collega Yaiza a Mancha Blanca. Una linea nera che taglia il paesaggio come una ferita lucida, circondata da coni rossi e distese nere. È una delle strade più scenografiche dell’isola, ideale per chi ama fotografare panorami lunari o semplicemente lasciarsi attraversare dalla meraviglia. Venendo da Yaiza, prima di raggiungere l'ingresso del parco, potete sostare al centro visitatori per un primo assaggio di questo ambiente con una passeggiata tra le montagne a dorso di cammello!

Conclusioni: Timanfaya è un’emozione che resta
C’è un momento, durante la visita, in cui tutto si ferma. Forse mentre guardi un cratere perfetto, o mentre il vento soffia tra le rocce, o quando capisci che sotto di te, a pochi centimetri, la terra è ancora viva. È allora che senti quanto sia potente questo luogo: un gigantesco archivio naturale che conserva la storia più intima di Lanzarote. Timanfaya non si limita a mostrare un paesaggio; racconta una rinascita. E quando te ne vai, porta con sé quella sensazione di forza, di fragilità e di meraviglia che solo i vulcani sanno dare.
Un luogo che difficilmente si dimentica e dove senti la necessità di tornare e ritornare ancora anche se ormai hai già visto le stesse cose più volte, e noi, per la terza volta a Lanzarote non abbiamo resistito alla necessità di ritornare e così eccomi qui a raccontarvi questo luogo fantastico! Voi lo conoscete? ci siete stati? Quali sensazioni vi ha generato?
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